Aspettavo da tanto tempo il giungere del momento cruciale; l’istante che ogni genitore desidera e teme; Il frammento di tempo in cui ti accorgi che tuo figlio ha smesso per sempre di essere bimbo, pur non essendo ancora pienamente un uomo.
L’ho immaginato a lungo quel momento, costruendovi sopra mille paure e mille inquietudini; ora, che dovrei sentirlo ormai prossimo, mi accorgo invece di averlo atteso invano: non è mai arrivato, né mai arriverà.
Aspettavo un istante preciso e facilmente identificabile; invece tutto è stato diverso da quello che immaginavo, la preadolescenza è giunta pian piano, in punta di piedi, e mi sono accorto di lei quando già si era pienamente impossessata di mio figlio, quando tutto era ormai compiuto e il bambino si era già trasformato in ragazzo.
Certo, l’ingresso nella preadolescenza è per tutti un periodo di crisi; un momento che coinvolge sia i ragazzi, che lo vivono in prima persona, sia gli altri familiari, che ne subiscono – più o meno direttamente – le conseguenze. In questo periodo i cambiamenti si susseguono in modo repentino e talvolta può risultare difficile, sia ai genitori sia ai ragazzi, orizzontarsi in mezzo a questa confusa babele di pulsioni sconosciute, causate dall’enorme carico di ormoni che iniziano indiscriminatamente a circolare nell’organismo, ancora troppo giovane, di questi ragazzi.
Il momento risulta critico anche ai genitori, che di colpo si trovano intorno questi figli, semisconosciuti, che non sono più i bambini che erano, e non sono ancora gli adulti che saranno; riuscire, in queste condizioni, a mantenere efficienti i canali di comunicazione è un’impresa che talvolta sfiora l’impossibile.
Tutte queste sono situazioni le sto vivendo sulla mia pelle in questo periodo, con l’ovvia complicazione che deriva dalla condizione di mio figlio. Com’è ovvio quando si parla di adolescenza in un ragazzo con autismo, le cose diventano ancora più complicate. I ragazzi con autismo non interagiscono adeguatamente con i coetanei neurotipici, e non sono in grado di sviluppare quella rete di relazioni sociali, che è fonte di confronto reciproco, e che fornisce una grande quantità di informazioni utili per decifrare la peculiarità del momento vissuto.
Mi chiedo come faremo ad affrontare questo momento, superandolo incolumi. Molti i dubbi che attanagliano la mia anima, ma in fondo – pensandoci bene – questa è solo l’ennesima tappa del viaggio, e alla fine saranno ancora una volta gli occhi di mio figlio a svelarmi qualcosa di meraviglioso che non conoscevo prima.
Il viaggio tra autismo e adolescenza è appena iniziato: le meraviglie le scopriremo tutte durante il tragitto.